FIRENZE - Gabriele Oriali fa il suo debutto come team manager con due casi spinosi. Il primo: l'invadenza di Lotito. «Chiariamo: gli spogliatoi sono sacri, non può entrare nessuno se non c'è autorizzazione mia o di Conte e di richieste non ne sono arrivate, ve lo assicuro. Poi se viene il presidente Tavecchio è un altro discorso. A fine partita è stato Matarrese a chiedere di entrare per una visita di cortesia. Lotito invece ha avuto solo la maglia da De Vrij, negli spogliatoi non è entrato. C'è una legge che vale per tutti».
Ha avvertito il fastidio dei giocatori?
«No, non c'era nemmeno il tempo, siamo concentrati su quello che dovevamo fare, non c'è tempo materiale, abbiamo un allenatore nuovo che esige massima concentrazione e attenzione da parte di tutti».
Vuol dire che i giocatori non si sono lamentati?
«No, nessuno ha detto qualcosa in merito».
Per ragioni di opportunità, è possibile che da ora in avanti Lotito non entri neanche nell'androne, tanto per dare l'idea?
«Non credo che la sua presenza nell'androne possa disturbare la concentrazione dei giocatori. E poi nell'androne non c'era solo Lotito, ma anche altre persone e dirigenti. E' capitato anche nel recente passato».
Caso-Chiellini. Ce lo può spiegare?
«Ieri la Juve ci aveva dato l'ok, doveva restare a Coverciano venire con noi anche a Oslo. Stamattina ho parlato con Marotta e la Juve ha chiesto la presenza a Torino del giocatore, noi abbiamo fatto quello che era giusto fare. Ci dispiace perché siamo all'inizio di questa avventura, con un allenatore nuovo e Chiellini poteva essere utile anche non giocando, conosce il concetto di base di Conte. Ci poteva essere molto utile»
Qual è stata la spiegazione della Juve?
«L'hanno rivoluto in sede, forse per recuperarlo, forse non sapendo che qui i dottori e fisioterapisti sono molto bravi».
Il giocatore come ha reagito?
«Deve stare a quello che la società decide. Era dispiaciuto, voleva condividere con noi questa prima parte di viaggio».
La Juve ha spiegato perché ieri ha deciso una cosa e oggi l'ha cambiata?
«No. Non abbiamo nemmeno chiesto questa spiegazione. A malincuore abbiamo detto al giocatore di tornare a Torino».
Siccome il codice di comportamento stabilisce che un giocatore infortunato torni al suo club, si può dire che la Juve ha fatto una cortesia al giocatore?
«Traducete voi...».
Avevate trovato disponibilità dalla Juve durante il vostro viaggio nei club?
«A Torino non siamo ancora andati. In questo giro la disponibilità c'è sempre stata. L'idea nostra è quella di seguire i probabili azzurri anche durante la settimana, andandoli a trovare nelle loro sedi, parlando con allenatori e dirigenti, per cercare di avere un rapporto cordiale con le società».
La decisione di lasciarlo qui era una richiesta di Conte?
«Avevamo parlato col medico della Juve. L'iniziativa era partita da tutti, c'era accordo totale a cominciare dal giocatore che voleva stare vicino alla Nazionale. Dispiace perché poteva essere utile come lo è stato in questi giorni. La sua era una dimostrazione di attaccamento alla maglia, è un esempio, come Buffon, come Pirlo, come De Rossi».
Ieri sera con chi aveva parlato della Juve?
«Con Marotta».
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