Lance e frecce contro i Mondiali

Written By Unknown on Kamis, 29 Mei 2014 | 23.45

Come cinquecento anni fa. Frecce e lance contro gli eserciti. Un rito antico in una battaglia contemporanea. Martedì a Brasilia oltre duemila manifestanti hanno puntato lo Estadio Manè Garrincha: respinti dalle truppe anti-sommossa a cavallo. Sono ormai due anni che il cammino verso il Mondiale è segnato da rivolte e mobilitazioni sempre più frequenti (il 4 giugno sciopera la polizia militare, il 5 le metropolitane di San Paolo, da giorni sono fermi gli autobus di Rio de Janeiro, lo saranno quelli di Salvador da Bahia e di Florianopolis). Ma stavolta c'è il simbolo. Sono scesi in guerra i rappresentanti dei popoli originari, come vogliono farsi chiamare. Il termine indio lo lasciano agli eredi dei colonizzatori, come a chi governa il business brasiliano lasciano le semenze chimiche della Monsanto (sponsor mondiale) e le tecniche di deforestazione della Mata Atlantica (ieri il dato spaventoso: persi, nel 2012-2013, 239 chilometri quadrati di foresta, sei volte la megalopoli di San Paolo). «Os povos» però si tengono lance e frecce (martedì ferito un agente) e l'intuizione di stringere alleanze con il proletariato urbano dei senza tetto.

E' l'ultimo ingresso in scena sul fronte della protesta che rovescia contro il Mondiale non solo gli emarginati, ma tanti pezzi di società: tranvieri, poliziotti, agricoltori, professori. Oggi, ad esempio, la Seleçao dovrà presenziare in sordina la grande cerimonia voluta dagli sponsor. La nazionale di Scolari, a San Paolo, ha trovato una manifestazione di migliaia di insegnanti. Meglio evitare guai. E la presidentessa Dilma Rousseff, in queste ore incoronata da Forbes come la quarta donna più potente del pianeta, rischia. In vista delle elezioni di ottobre la sfida non parte più dalle favelas che ha voluto ripulire con operazioni brutali di ordine pubblico («Non permetteremo - ha ribadito anche ieri - di rovinare il Mondiale, impegneremo l'esercito»), ma dal cuore di quel sistema calcio che, con i diktat della Fifa, lei stessa ha sposato per imporre il suo modello di sviluppo. Ad esempio da Ronaldo Nazario da Lima, membro del comitato organizzatore del Mondiale: «O Fenomeno» ha annunciato che appoggerà Aécio Neves del PSDB-MG, partito centrista con venature progressiste, avversario proprio della Rousseff. Non basta quindi la repressione per sigillare il prestigio internazionale, anche perché, proprio in questi giorni, è Amnesty International con uno spot a chiedere al governo brasiliano di non giocare duro. E rispettare le proteste senza violenze. Come, a suo tempo, la Fifa chiese, sempre in frame, di rispettare il bel gioco senza falli. Per entrambi gli spot lo stesso samba. 


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