«Il cuore dice Brasile l’Italia è casa mia»

Written By Unknown on Jumat, 22 Maret 2013 | 23.45

Ana Laura Ribas, da più di 20 anni nel nostro Paese: «Voi giocate per vincere, noi per far felice la nostra gente»

ROMA - Ana Laura, se guarda indietro, cosa vede? «Io sono brasiliana, il Brasile è la mia terra, mi dà energia, là ci sono le mie radici, la mia famiglia. Però voglio dire una cosa: si nasce ovunque, nel senso che uno non sceglie dove nascere, lo fa dove vive la sua famiglia, dove si trovano i genitori. Invece vivere in Italia è stata una mia scelta, io mi sono presa il lusso di scegliere dove vivere. Mi sono fatta questo regalo: decidere dove volevo vivere, è una cosa per pochi, non tutti possono farlo».

Vent'anni dopo non ha cambiato idea.
«Sono orgogliosa, 23 anni dopo sono felice. E' stata dura, all'inizio è stata una decisione emozionante e per un po' ho vissuto di mese in mese, prima due, poi tre, poi un programma, poi un altro. I primi cinque anni sono stati così, nel frattempo mi sono fatta una vita, ho comprato casa, mi sono creata una cerchia di amici. Oggi penso: questa è terra mia. Ma sono divisa, 50 per cento brasiliana, 50 per cento italiana».

Dentro di lei si mischiano le correnti…
«Io sono cresciuta con l'Italia nel destino, in Brasile c'è la più grande colonia di italiani, certo c'è anche l'Argentina, ma da noi sono tanti, tantissimi. La presenza dell'Italia nella mia vita c'è sempre stata, la mia amichetta del cuore era figlia di emigrati, io sono cresciuta con le vostre canzoni "Champagne per brindare a un incontro"...».

Rifarebbe tutto.
«Sì, assolutamente. Tra l'altro credo di essere l'unica brasiliana ad aver costruito qualcosa qui in Italia. Mi sono fatta una carriera, c'è gente che mi ha voluto e mi vuole molto bene. A volte mi scrivono su Twitter, mi dicono che ricordano i vecchi tempi in cui facevo "Ok il prezzo giusto", oppure "Striscia" e regalavano sorrisi e spensieratezza. E' molto divertente. Devo dire che oggi, soprattutto attraverso Twitter, ho il termometro della situazione, capisco la gente cosa pensa di me. Certo, non si piace a tutti».

Difende la sua scelta, quindi.
«Sì, l'ho fatta con il cuore. Non sono venuta in Italia per cercare l'America anche perché in Brasile la mia famiglia è benestante. Non sono venuta qui a cercare marito, un imprenditore o un calciatore per giovarmene per la carriera. Oggi mi scrivono: "Accendevo la tv e c'eri tu che mi davi allegria" ed è bellissimo».

Non ha sposato un calciatore, ma nel calcio ci è finita lo stesso.
«Ho tanti tantissimi amici calciatori, nel nostro mondo se ne incontrano tanti. Io sono tifosissima, a volte combino anche discreti... casini, mi impiccio nelle cose che faccio. Sono milanista e quando ci sono le partite, scrivo scrivo, pubblico foto. Come sto adesso? Non ne parliamo. Delusa, delusa dal risultato di Barcellona. Sembrava che i giocatori fossero su un red carpet e non su un campo di calcio. Non era il mio Milan quello, era come se non avessero voglia di giocare o fossero appagati dalla gara di andata di Champions. Noi eravamo tutti a tifare perché quando le squadre italiane giocano in Europa si tifa tutti, perché è come se giocasse la nazionale. E invece? Boh, si sono spaventati. Sarebbe stata una gioia immensa per noi tifosi. Tutti i giorni qui è come se si fosse in Conclave, fumata nera fumata nera, tutto grigio tutto triste. Il calcio è un momento di svago e di festa. Peccato».

Si gioca Italia-Brasile: la sua partita.

«Io tifo Brasile e tifo Italia. Quando sento il mio inno è il richiamo della natura, del cuore, non c'è niente da fare, piango come un bambino, i brasiliani giocano con il cuore, con l'anima, giocano per la gente, per farla felice. Per gli italiani è diverso, loro giocano per vincere, c'è più strategia, calcolo. Mi spiego?».

Tutto chiaro. E il suo idolo come si chiama?
«Pelè. Pelè è il più grande di tutti. Le altre sono solo chiacchiere. Quando dicono: è più grande Pelè o Maradona? Io dico Pelè, senza ombra di dubbio. Lui è il calciatore del secolo, un esempio in campo e fuori. Guardate Maradona, avrà anche colpi da fuoriclasse, ma la sua vita non è affatto di esempio. Che messaggio dà ai bambini, ai ragazzi che vogliono diventare calciatori. Io dico che un campione deve essere degno della fama e del rispetto, e Pelè lo è. Assolutamente».

Francesca Fanelli


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