Solo Maestrelli-Eriksson meglio di Petkovic

Written By Unknown on Minggu, 23 Desember 2012 | 23.45

La V-Lazio del tecnico bosniaco sulla scia delle annate 1974-2000, quelle dei due scudetti

ROMA - L'aquila sorvola orgogliosa l'ampia prima fetta della stagione arpionando un secondo posto che fa felici i tifosi e consegna al romanzo del campionato la sorpresa più vera. Se la ride Claudio Lotito, fra frasi in latino e messaggi di un possibile passaggio alla politica, e ha ragione da vendere ripensando alle fosche previsioni della vigilia che davano la sua Lazio con zero acquisti e un carneade in panchina come comparsa in mezzo ai giganti. Non solo Petkovic può mangiare il panettone, ma a Natale i romani sono secondi a -8 dalla Juve mentre sono tutte dietro le altre big del torneo: le due milanesi, il Napoli e, soprattutto, la Roma battuta 3-2 nel successo che orienta la stagione capitolina, il derby con Zeman.

L'OPERA - La scommessa vinta dello sconosciuto tecnico bosniaco Vladimir Petkovic, un signore dai modi garbati che ha metabolizzato i canoni migliori del gioco all'italiana, è il fiore all'occhiello di Lotito. Difesa bloccata con due mastini come Dias e Biava, un portiere rigenerato come Marchetti che non subisce gol da 294'. A centrocampo la lucida regia di Ledesma, le fasce solcate senza tregua da Konko e Lulic, con una fase d'attacco che ha il suo cardine nell'eterno Klose, strappato alla cecità strategica dei migliori club d'Europa. A supporto la vena a tutto campo di Mauri e la classe e il senso del gol di Hernanes. La Lazio agisce nell'ombra, controlla, colpisce, gestisce e capitalizza. Non fa sconti a grandi e piccole, in casa e ora (dopo una lunga pausa) anche in trasferta. È difficile da stanare e poi , una volta in vantaggio, si difende con abilità e sa colpire in contropiede. Dopo quattro mesi la Lazio non può più nascondersi visto che è in corsa Champions, ma va avanti con onore anche in Europa League e in Coppa Italia.

IL PASSATO - Fin d'ora è in linea con i migliori risultati della sua storia, appena un gradino al di sotto delle due squadre che hanno conquistato gli scudetti del 1974 e del 2000. Ma se la squadra di Cragnotti aveva ambizioni e mezzi per competere da pari a pari con le big, questa Lazio di Lotito ha molto più assonanze con quella di Umberto Lenzini. Tommaso Maestrelli, come Petkovic, proveniva da un buon lavoro in una formazione di seconda fascia, il Foggia. La Lazio, appena salita dalla B, contese lo scudetto del 1973 a Juve e Milan e lo perse solo nell'epilogo di Napoli. Ma l'anno dopo fu quello buono: in testa a Natale, riuscì poi a staccare la Juve e a festeggiare lo scudetto con un rigore di Chinaglia contro il Foggia. Long John era l'alfiere e il trascinatore di un gruppo affiatato, irripetibile (colpito poi crudelmente dal destino), che aveva i suoi punti di forza nelle parate di Pulici, nelle chiusure di Wilson e Oddi, nella sapiente regia di Frustalupi, nelle scorribande di Martini e Re Cecconi e nelle giocate di classe di D'Amico. Meno improvviso il secondo filone d'oro della Lazio, a fine secolo: Eriksson in panchina, uno squadrone con un centrocampo da favola con Stankovic, Almeyda, Veron e Nedved (e per gradire Simeone in panchina), una difesa bloccata da Nesta e Mihajlovic e con Marchegiani in porta; in attacco i gol di Salas e le magiche invenzioni di Mancini. Tanti podi e lo scatto di reni del 1999-2000 con un Natale da primi della classe, poi l'inseguimento alla Juve di Ancelotti, le polemiche per il gol di Cannavaro non concesso al Parma e all'epilogo il sorpasso sui bianconeri, impantanati nel diluvio di Perugia. La Lazio di Lotito ha questi due punti di riferimento gloriosi alle spalle: se non sarà facile scalzare la Juve capolista il pragmatismo di Petkovic e i gol di Klose possono legittimamente consentire alla squadra di battersi fino in fondo per un posto Champions. Intanto se batte il Cagliari Petkovic tocca quota 39 punti, il bottino record di Eriksson dopo 19 giornate nell'anno dello scudetto. Dopo il regalo di Natale i tifosi della Lazio vogliono ora anche quello della Befana.


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