Conte e gli oriundi: «Erano in Nazionale anche prima di me»

Written By Unknown on Senin, 23 Maret 2015 | 23.45

FIRENZE - Oriundi, stranieri, italiani. Antonio Conte, reduce da un attacco influenzale, spiega le sue scelte, da Eder a Vazquez a Valdifiori.

Si discute molto degli oriundi, Mancini ha detto che non è d'accordo con le sue scelte. L'Italia agli italiani...
«Non sono il primo e non sarò neanche l'ultimo a convocare questi oriundi. In passato hanno fatto parte della Nazionale, e sono diventati anche campioni del mondo, giocatori come Paletta, Romulo, Ledesma, Amauri. Nell'ultimo Mondiale su 736 giocatori 83 erano oriundi. Queste sono le regole, questo è il calcio. Si può sempre creare della polemica o meno, io rispetto qualunque opinione, ma non ho fatto niente di strano rispetto al passato. Avrei visto volentieri questi giocatori un mese se ci fosse stata la possibilità di fare lo stage, avrei avuto anche le idee più chiare. Ho premiato giocatori che hanno cittadinanza italiana, ora li valuterò».
  
Prandelli diceva che avrebbe chiamato gli oriundi se convinti di essere italiani dentro. Lei quale linea ha adottato?
«Vazquez, a differenza di Dybala, aveva subito detto che aveva la mamma italiana e sentiva dentro di essere italiano. Ci sono statri alcuni giocatori che non hanno provato a voler la maglia azzurra. Non ho mai forzato nessuno, non ho mai parlato direttamente con loro per convincerli, uno se lo deve sentire dentro. La Nazionale non deve essere un ripiego per chi non arriva alla propria nazionale. Vazquez ed Eder stanno facendo molto molto bene in campionato, li avrei testati volentieri nello stage, non mi è stato possibile, li voglio vedere e valutare. Se fanno al caso nostro, se ci possono dare qualcosa di importante...».
  
Si sente di mandare un messaggio ai giocatori italiani per rassicurarlo? Lei da giocatore non avrebbe vissuto benissimo questa scelta del ct dell'epoca
«Penso che in Nazionale ci debbano arrivare i migliori, in assoluto, nessuno deve sperare nella carenza di giocatori. Questo è il messaggio che vogliono inviare. La Nazionale è per i migliori. Bisogna dimostrare di essere bravo e meritarla, non sperare che il ct abbia poche possibilità così da essere chiamato, non sarebbe giusto per la Nazionale».
  
Vazquez può giocare in due ruoli, lei come lo vede?
«Parlando con Iachini, mi ha detto che lui si sente punta, nasce attaccante. Adesso è utilizzato come trequartista, libero di andare dove lo porta il cuore. Noi abbiamo un nostro sistema, in cui l'attaccante deve fare determinati movimenti. Non è un interno di centrocampo, ma torniamo sempre al discorso iniziale: l'ho chiamato perché voglia vederlo. Devo essere io a valutarlo».
  
In due partite di Coppa Italia, Fiorentina-Roma e Lazio-Napoli, si giocava quasi senza italiani. Dopo la riunione di Milano, si sente aiutato dagli allenatori?
«Le percentuali sono evidenti, ma non mi sento di dare nessuna responsabilità agli allenatori, loro cercano di ottenere il successo facendo giocare i migliori e se le 4 squadre in questione sono composte da stranieri vuol dire che i tecnici li reputano più forti degli italiani. Gli allenatori sono i meno responsabili».
  
C'è sempre qualche polemica intorno alla Nazionale...
«Intorno alla Nazionale e anche intorno a me, come persona fisica. C'è chi è d'accordo e chi no, in tutti i Paesi è così. Sono sempre dibattiti costruttivi».
  
Cosa la ferisce? Perché dice che c'è polemica intorno a lei?
«E' solo una considerazione».
  
Il fatto che non ci siano Pirlo e De Rossi, è un problema o un'opportunità?
«Sono due giocatori forti che possono ancora dare molto alla Nazionale. Ma adesso giocatori come Veratti hanno la possibilità di dimostrare davvero di prendere in mano le redini del centrocampo, sennò restiamo sempre lì, ai soliti discorsi, invece è giunto il momento in cui si devono scorpire le carte. Io cerco di fare le convocazioni in base allo stato di forma, alle condizione fisiche e anche psicologiche».
  
"Mi giro e mi vedo solo", aveva detto dopo l'Albania. Ora come si vede? Più o meno solo rispetto ad allora?
«In questo periodo ho capito che è meglio guardare avanti».
  
Quattro mesi senza campo, non era mai successo. Come li ha vissuti?
«Non è stato semplice, anche se tra Under e trasferte, proprio fermo non sono rimasto. Sono molto contento di tornare a lavorare».
  
Quanto ha pesato non aver fatto gli stage?
«Non è questione di pesare o non pesare, ma di avere le idee un po' più chiare. Per esempio, mi sarebbe piaciuto vedere Sansone del Sassuolo. Ho preferito lasciare i giocatori alla Under 21 per l'Europeo, ma sarebbe stato il momento giusto di vederli nello stage. Poi capisco le esigenze, me ne sono fatto una ragione e va bene così».
 
Come si immagina la Nazionale di Verratti?
«Non immaginerò mai la Nazionale di un singolo giocatore, ma una Nazionale in cui possano giocare Verratti, Buffon, Chiellini. Con me non ci sarà mai la Nazionale di un singolo giocatore».
  
Cosa si aspetta da Barzagli e Cerci?
«Sa Barzagli so cosa aspetterami, l'ho allenato per tre anni, sono contento che abbia ripreso. Lo stiamo monitorando da più di un mese, era disponibile da più di un mese, se non stava giocando era per scelta tecnica. Ha fatto tre partite in un una settimana a conferma dello stato di forma, ho sempre pensato che sia uno dei difensori italiani più forti. Quanto a Cerci vive una situazione che pone delle domande. E' un calciatore che ha caratteristiche che non hanno in tanti, per esempio l'uno contro uno. Detto questo, dopo il grande campionato dell'anno scorso nell'Atletico ha giocato poco, nel Milan sta giocando poco. L'ultima volta che l'ho convocato ha fatto bene, per questo l'ho richiamato. Se continua a darmi queste garanzie resterà nel gruppo».
  
Con Barzagli valore aggiunto la Juve può andare avanti in Champions.
«Con Barzagli, ma quest'anno tutta la Juve ha dimostrato di poter fare cose straordinarie in Champions».
  
Cosa l'ha colpita di Valdifiori?
«In Italia ne abbiamo tanti di giocatori di questo tipo, Montolivo, Pirlo, Marchisio, De Rossi, Verratti. La coperta è corta in altre parti del campo. Valdifiori ha meritato la convocazione, ha fatto una lunga gavetta, a me piaceva quando allenavo in B, si è confermato in A, sono curioso di vedere come si confronta con questo tipo di calciatori».
  
Vede un certo scadimento dell'ambiente? Manenti in galera, gli assalti agli arbitri...
«Questi mesi mi hanno insegnato che è meglio tenere la testa bassa e lavorare, guardare poco e senza pensare a quello che c'è intorno».
  
Come vede questo campionato?
«La Juve ha dimostrato in tutto e per tutto di essere la più fprte, le concorrenti per vari motivi hanno incontrato dei problemi. Per il secondo, terzo e quarto posto è una bella lotta. La Juve ha fatto una stagione straordinaria e non era facile, perché dopo che vieni da tre stagioni in cui hai vinto lo scudetto non è semplice».
  
Il successo della Juve in Champions e le due italiane ai quarti di Europa League significano che stiamo recuperando terreno?
«Dobbiamo essere contenti. La Juve nei quarti, come Fiorentina e Napoli e poteva esserci anche il Torino che è stato molto sfortunato, lo dobbiamo accogliere come un buon segno. Sono più ottimosta rispetto al passato, vedo che altri Paesi cominciano a zoppicare, anche Paesi importanti come l'Inghilterra. Questo ci deve rendere felici, dobbiamo sperare che queste squadre possano andare avanti, portano lustro al nostro campionato e riaccendono un po' di interessi anche in quei giocatori che ora preferiscono altri campionati».
  
Prima della conferenza di Conte, il professor Enrico Castellacci ha spiegato l'infortunio di Gabbiadini: «Ieri sera è uscito per una sofferenza muscolare all'adduttore sinistro e crampi ai flessori. Per ora può restare con noi, lo monitezzermo nei prossimi giorni, per ora non ci sono grandi preoccupazioni, ma i problemi muscolari vanno sempre seguiti con attenzione».


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