Tra il Cagliari e la Regione in ballo c'è la dignità

Written By Unknown on Kamis, 11 Desember 2014 | 23.45

Sono circa tre milioni e qualcosa, si può lasciare generica l'indicazione della somma perché in fondo non è questo il motivo del contendere. Certo, sono bei soldi, per chi fatica ogni giorno o - peggio - se visti dagli occhi di chi un lavoro non ce l'ha come capita in Sardegna più che in ogni altro angolo d'Europa, nonostante "gli altri" facciano finta che non sia vero. Ma l'azione unilaterale dell'istituzione che per conto della Regione Sardegna ha bloccato il pagamento dei contributi pattuiti per l'attività di promozione effettuata dal Cagliari lo scorso torneo, sembra con qualche avanzo di due stagioni fa e, soprattutto, per l'attività connessa alla stagione in corso, non può certo essere vista come esiziale nella pianificazione strategica del sodalizio rossoblù. Se fossero soldi necessari per sopravvivere, sarebbe meglio chiudere subito baracca e per fortuna, e per merito di chi oggi gestisce quel che dal punto di vista finanziario è stato gestito perfettamente anche dal board precedente, non sono denari vitali.

Ma è una questione di principio e di, soprattutto, dignità. Sia chiaro, si parla di denari pubblici per i quali avere il massimo scrupolo è il minimo sindacale da pretendere, tanto da chi elargisce tanto da chi riceve. Ma se esistono leggi o norme che prevedono un'attività promozionale, forse è il caso che quanti decidono sappiano una cosa facile: in Sardegna non esiste nessun soggetto capace di veicolare, pubblicizzare, promuovere, propagandare, qualsiasi prodotto meglio di come o quanto può farlo il Cagliari. Anche semplicemente mostrando un marchio sulla maglia di gara. Perché quelle maglie arrivano in ogni angolo del pianeta Terra, attraverso le tv che comprano il pur appetito calcio italiano a sua volta ben retribuito per questo "lavoro". Allora, mettiamo in chiaro un dettaglio semplice: qualsiasi "attività promozionale" affidata a qualsivoglia altro soggetto, avendo un riflesso decisamente meno corposo nell'obiettivo, che sia cliente o turista, non può competere minimamente con la medesima capacità del Cagliari. E, dunque, se si discute o si confuta la potenzialità del club isolano, a maggior ragione va confutata per qualsiasi altro soggetto. Sportivo o meno.

Bene fa Giulini quindi a impugnare, seguendo i canali previsti dalla legge, l'atto di imperio. Bene farà, comunque, a prendere atto che le istituzioni, in particolare la politica, non hanno mai brillato per sensibilità verso il Cagliari. Laddove con la definizione sensibilità si intende esclusivamente un rapporto lecito, corretto, rispettoso della legge, dei diritti, della trasparenza. Ove Giulini non se ne sia ancora accorto, è bene fargli presente che la politica isolana nei decenni ha partorito fuoriclasse che oltre a ridurre l'economia isolana come la vediamo tutti, li ha allevati anche alla disciplina del salto sul carro vincente e al biglietto omaggio in tribuna. Ma soprattutto, ha geneticamente modificato una parte di questi fenomeni che si sono convinti che se si picchia duro sul Cagliari, che è la squadra di tutti i sardi quindi universalmente amata anche da loro, si dimostra che non si guarda in faccia a nessuno. Piccolo consiglio: si seguano tutte le strade consentite dalla legge per rivendicare il diritto, dopo di che si crei un bel confine tra la squadra e i campioni di cui sopra. Almeno nel calcio, per la gente sarà una soddisfazione vederli lontani.


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