Zola e le dimissioni di un gentleman

Written By Unknown on Selasa, 17 Desember 2013 | 23.45

martedì 17 dicembre 2013

Nessuna sorpresa:  è un ragazzo che si reputa fortunato per la vita ricevuta, che non ha bronci, non ha presunzioni, non si sente perseguitato

di Alberto Polverosi

ROMA - Zola era entrato al 18' del secondo tempo al posto di Signori. Era stata l'ultima mossa di Sacchi, a un passo dall'eliminazione dal Mondiale e a due dall'esonero come ct: agli ottavi di finale di Usa '94, l'Italia stava perdendo 1-0 contro la Nigeria. Zola avrebbe giocato quella mezz'ora incandescente di Boston accanto a Roberto Baggio, due 10 in una squadra il cui allenatore non aveva mai amato i numeri 10. Fu la follìa di un arbitro messicano, il cui nome non sarà più dimenticato dal ragazzo di Oliena, Brizio Carter, a rovinarne la storia americana. Così come non dimenticherà il nome di Eguavoen, il nigeriano che cadde a terra insieme a lui dopo un normale scontro di gioco. Erano passati 12 minuti dal suo ingresso in campo. Brizio gli corse incontro mostrando il cartellino rosso. Gianfranco prima lo guardò come si può guardare un orrore, poi si buttò a terra, in ginocchio, con le braccia distese e disperate sul prato bollente del Foxboro. Era il giorno del suo ventottesimo compleanno.
Vittima di un'ingiustizia nel momento più alto della carriera, chiunque (non solo Balotelli...) al suo posto avrebbe spaccato tutto. Non lui. Reagì con uno stile che non sorprese nessuno, perché già noto. Reagì con compostezza, con educazione, con classe. Da giocatore, Zola ha attraversato il calcio italiano e poi quello inglese come un signore. E come un signore ha lasciato la panchina del Watford perché, da allenatore, non è riuscito a far decollare la squadra. In Italia non si dimette nemmeno chi viene condannato da un tribunale, o più tribunali, figuriamoci un allenatore di calcio che ha sempre mille scuse: dall'arbitro che ha visto male all'episodio sfortunato. Non è mai colpa sua. Zola invece ha deciso che se il Watford va male è anche per colpa sua. «Se n'è andato come un gentleman», hanno detto a Londra. Ma anche in questo caso, nessuna sorpresa. Zola è un ragazzo, oggi un po' cresciuto, che si reputa fortunato per la vita ricevuta, che non ha bronci, non ha presunzioni, non si sente perseguitato. Zola sorride e quando giocava (ma è facile pensare che sia così anche oggi, da allenatore), a fine intervista ringraziava il giornalista che aveva davanti.
C'è una curiosità finale, legata ai Pozzo, proprietari del Watford e dell'Udinese. Devono scegliere i loro allenatori con un'attenzione particolare, se è vero che Zola si è dimesso e che Guidolin si è detto pronto a farlo. Attenzione alle persone, prima che ai tecnici.

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