ROMA - Nel giorno dell'ufficializzazione di Luca Dalmonte sulla panchina della Virtus, Marco Calvani ha parlato alla stampa romana per chiarire i motivi del suo divorzio dal club capitolino. «Sono amareggiato per la situazione ma sereno per il lavoro che ha portato ad una stagione ottima sotto il punto di vista dei risultati sportivi, una stagione che ripaga il presidente Toti degli sforzi compiuti per la scelta di iscrivere la squadra al campionato e per dodici anni di investimenti. La storia tra me e la Virtus è finita in modo non consono per una persona che ha dimostrato di essere il primo tifoso della Virtus, a prescindere dai legami contrattuali e dalla professionalità mostrata in ogni singolo giorno alla guida della squadra. Credo che avrei meritato un trattamento diverso e che ci sia stata sempre, da parte di chi ha la delega per la parte sportiva, l'intenzione di non confermarmi al termine della stagione. E' stata evidentemente usata una strategia per nascondere i motivi reali della mancata conferma, svelati poi nel comunicato di ieri. Non è mai stato un problema economico, tanto che avevo dato mandato al mio agente Sbezzi di accettare l'offerta e le condizioni della società».
I RINGRAZIAMENTI - «Al presidente Toti, per aver avuto fiducia in me, a tutti i collaboratori per la continua dimostrazione di disponibilità e professionalità. Un ringraziamento particolare a Francesco Carotti, che ha dimostrato sempre un'energia spaventosa, dando l'idea di vivere la realtà della Virtus come se fosse la propria, mantenendo sempre una neutralità nelle situazioni di contrasto tra persone, lavorando sempre negli interessi della Virtus che indossa come fosse una seconda pelle, e a Massimo Maffezzoli, che ha sempre fatto tutto ciò che era necessario, senza risparmiarsi e senza spaventarsi di fronte ad un lavoro che lo impegnasse anche fino alle cinque del mattino. Infine ringrazio i tifosi perché alcune persone con qualche capello bianco più di me mi hanno spiegato che il tributo ricevuto dopo gara cinque, qui a Roma, era stato riservato soltanto a Valerio Bianchini, che pure aveva compiuto imprese ben più grandi delle mie».
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Lo sfogo di Calvani: Cacciato senza motivo
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