Buffon: «Conte numero 1, sì a Totti in Nazionale»

Written By Unknown on Selasa, 19 Maret 2013 | 23.45

Il portiere della Nazionale: «Per me è ancora oggi uno di noi e sta scrivendo la storia del calcio italiano». Sull'allenatore della Juve: «Io ho avuto il top degli allenatori e lui, se non è il primo, è il secondo, ma probabilmente il primo»

FIRENZE - Il Brasile, il ritorno di Totti in Nazionale, l'accanimento contro la Juve, Conte numero uno fra tutti i suoi allenatori: Gigi Buffon parla di tutto questo nel ritiro degli azzurri a Coverciano.

Siamo alla previgilia del Brasile con una Nazionale con diversi giovani interessanti. E' questa la novità più interessante?
«La presenza di tanti ragazzi nuovi ci fa sperare per il futuro, è un ricambio importante per la Nazionale. Fino a qualche anno fa era un problema, adesso è in via di risoluzione».

Nelle amichevoli l'Italia non ha mai conquistato grandi risultati.
«Ma col Brasile non vuoi mai fare una brutta figura. E' un test stimolante. Fra tre mesi rappresenteremo l'Italia alla Confederations Cup e lì dobbiamo puntare alla vittoria».

L'allenamento si è fermato per lo spot a favore della campagna contro il razzismo.
«E' stato un successo, come accade quando le cose vengono fatte in modo spontaneo. Sono piccoli segnali che, se presi nel modo giusto, aiutano alla coesistenza».

Prandelli ha aperto a Totti. Lo spogliatoio come prenderebbe il suo ritorno?
«Sulle decisioni di un allenatore lo spogliatoio non dovrebbe dire niente. Poi, nel caso specifico, per me Totti è ancora oggi uno della Nazionale. Con qualcuno di noi ha condiviso fino dalla Under 15 questa avventura. La risposta di Prandelli è intelligente: se uno come lui, col suo talento, la sua classe, la sua caratura sarà l'anno prossimo sui livelli formidabili di quest'anno, perché precludere la Nazionale a chi può farti vincere la partita? Totti sta scrivendo la storia del calcio italiano, nel presente e nel passato prossimo».

Totti ha deciso di lasciare la Nazionale nel 2006. Si è mai chiesto perché così presto?
«Ogni sua decisione è stato frutto di riflessioni profonde. Nel 2006 può aver pensato che era meglio lasciare dopo aver vinto la cosa più bella e lui quel Mondiale l'aveva affrontato dopo un gravissimo infortunio. Ha preferito dedicarsi un po' di più alla Roma, alla propria carriera e alla propria salute. Nel 2006 aveva 30 anni, non era più tanto giovane, ma visto che sono passati 7 anni e visto come sta forse è un po' dispiaciuto. O magari sta così bene proprio perché ha preso quella decisione».

Ha mai provato a dirgli di tornare in Nazionale?
«Sono discorsi personali e intimi, quando ci incontriamo parliamo di tante cose e lui sa di cosa parliamo».

Prandelli ha detto che la Juve può essere l'antiBarcellona. Lei che pensa?
«Il nostro è un percorso di avvicinamento alle zone importanti dell'elitè europea, sperando di farci apprezzare per il gioco e e di farci rispettare dagli avversari e per ora l'obiettivo è stato centrato. Noi non abbiamo avuto fortuna a pescare il Bayern, ma nemmeno loro sono felici di incontrarci, quindi il nostri obiettivo è stato centrato».

Potete vincere la Champions?
«E' realmente dura, ci sono 3-4 squadre, fra cui il Bayern, con un passato recente meglio del nostro, con una confidenza maggiore rispetto alla nostra, ma non partiamo battuti. Col Bayern saranno partite equilibrate».

Juve-Bayern sarà come Italia-Germania a Euro 2012?
«Un po' lo ricorda, ma ci sono anche tanti altri giocatori che in quella semifinale non era presenti».

Prima delle elezioni lei ha appoggiato Monti. Adesso qual è il suo giudizio post-elettorale?
«Quello che è accaduto è lo specchio del Paese, della nostra società in questo momento, ci si attiene a quello che ha detto il voto. Se poi riteniamo che andare avanti così sia la cosa migliore, allora andiamo avanti così».

Il Coni ha ritirato le tessere omaggio ai politici. Che ne pensa?

«Ho solo letto qualcosa. Sono dei segnali, come altri segnali sono arrivati dal Papa nuovo, segnali molto belli. Tutto fa ben sperare che ci siano discontinuità: serve per fermarsi a capire».

Balotelli, lo vede cambiato?
«I discorsi su Mario sono sempre un po' i soliti. Tutti desideriamo che trovi la definitiva consacrazione e il proprio equilibrio che non vuol dire soffocare la propria indole. Io l'ho sempre visto piuttosto tranquillo, gli mancava però di giocare con contionuità. Prima di andare al Milan non è mai stato titolare inamovibile, adesso ha trovato la situazione ideale. Spero che vinca tanto con la Nazionale, un po' meno col Milan».

Anche lei, uno dei vecchi della Juve, nota che l'atteggiamnento della gente sia cambiato nei vostri confronti? Vede più cattiveria in giro?

«Rispetto ai miei primi anni da juventino è tornato quel tipo di atteggiamento. Poi le vicissitudini che abbiamo passato (calciopoli, Serie B, ndr) un po' avevano tolto le attenzioni e l'interesse negativo degli altri, adesso qualcosa sta tornando. Bisogna chiedersi perché: se prima c'erano degli alibi, adesso più di dimostrare che stiamo meritando di vincere sul campo, che possiamo fare? E' un problema della nostra società: dà fastidio riconioscere i meriti degli altri e si cerca di denigrarli con atteggiamenti poco civili e poco edificanti».

Teme che Conte possa andare via con questo ambiente contrario?
«Non temo nulla, è una persona talmente decisa in tutto quello che fa e dice, mettendoci corpo e anima, che finché non riterrà concluso il progetto sportivo alla Juve non prenderà in considerazione altre alternative».

Secondo "France Football", Conte è fuori dalla top ten degli allenatori più pagati in Europa.
«Il calcio tutti pensano che sia giusto, ma non è sempre vero. Quando si valuta un soggetto bisognerebbe avere una conoscenza a 360° del protagonista e se uno come Conte non è considerato tra i 10 allenatori più bravi mi sorprende molto. Io ho avuto il top degli allenatori e lui, se non è il primo, è il secondo, ma probabilmente il primo».

Anche più bravo di Lippi?
«Sono passati tanti anni. Per dare certi giudizi bisognerebbe considerare anche l'età, in Europa ci sono allenatori molto preparati, ma ne abbiamo uno a Torino che non è inferiore a nessuno».

Conte vuole far fare un salto di qualità alla Juve con un top-player. E magari escono certe notizie, sul suo desiderio di andare all'estero, anche per spingere il club a questo salto.
«Le sue conoscenze e il suo linguaggio calcistico sono universali: farà dare il massimo a qualunque tipo di giocatore perché fra le sue qualità c'è quella di trasmettere forti motivazioni. Per quanto riguarda la sua scelta di incentivare la società credo che non abbia bisogno di questo tipo di escamotage perché c'è un rapporto diretto e limpido fra liui e il club».

Sta nascendo una Nazionale a due blocchi, Milan e Juve.
«La Juve ha una comunità molto numerosa di italiani e visto che veniamo da due anni molto buoni èlogico che ci sia una folta rappresentanza in Nazionale. Anche il Milan ha sempre basato i suoi successi su uno zoccolo duro italiano e la rifondazione che sta facendo, impostata sui giovani, è di stampo italiano. Trovo logico che in Nazionale ci siano le basi di queste due squadre».

Alberto Polverosi


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